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Suono Campane Tibetane Origine

Le origini del suono prodotto dalle campane tibetane è sempre stato oggetto di forti dubbi, misteri. La bottega del Tibet cerca di fare chiarezza riguardo questo fenomeno con Marco Buratti, amico e collaboratore che da anni si occupa di campane tibetane, massaggi e corsi.

Suono Campane Tibetane Marco Massaggi

[ Ho ritenuto necessario proporre questa breve introduzione sul suono e le sue origini perché molto altro sarebbe da scrivere riguardo il suono delle campane tibetane, per dare l’idea di com’è la modalità con cui mi avvalgo quando le utilizzo e quanti benefici possano portare se opportunamente usate.


La necessità di fare chiarezza sull'argomento è nata per poter integrare la parte logica con la parte che troppo spesso è lasciata al facile mistero, alle mistificazioni e altre speculazioni che talvolta diventano limitazioni alla comprensione e quindi alla facilitazione del progresso dell’essere umano inteso più ampio senso della parola “olistico” che già di per se non ammette limiti a questa evoluzione.]


L’integrazione non è usare indiscriminatamente ciò che si ha a disposizione ma piuttosto lasciarsi guidare dall’istinto e sentire quali degli strumenti che attraverso l’esperienza abbiamo a disposizione adattandoci nel creare secondo un flusso che talvolta chiamiamo creatività, ovvero la combinazione insolita di elementi noti propria dell’Artista.


Spero che sia interessante per lo meno tenere in considerazione prima di avvalersi del suono la riflessione che propongo di seguito:


Le origini del suono:

Da quando l’essere umano ha iniziato ad ascoltarsi, entrare in contatto con se stesso e percepire il mondo esterno non solo come campo di esplorazione e fonte di approvvigionamento, oltre che di pericolo da cui difendersi si è reso conto che il suono e di conseguenza la strutturazione dello stesso attraverso melodia e ritmo ha un impatto notevole sulla sua parte emozionale, mentale e per contro fisica.


I sensi su cui si faceva affidamento per orientarsi nel mondo circostante si sono via a via affievoliti, ma non del tutto scomparsi, lasciando alla vista e all’udito la parte da protagonisti rispetto a olfatto, tatto e gusto. Di questi ultimi tre si è modificata, per un fatto evolutivo, la sensibilità senza che ne sia sparita la funzione.


Il Suono e le sue origini

Nel nostro caso il suono ha la capacità di rievocare sensazioni visive attraverso il ricordo, tattili, a volte fino ad arrivare alla sensazione di riportare una percezione vaga di gusti o profumi di cui si è fatta esperienza.


Il suono è quindi un potente strumento evocativo e non solo per quanto riguarda la buona abitudine all’ ascolto di musica, ma anche dovuta al fatto che fisiologicamente siamo predisposti all’ ascolto sin dai primordi per poterci orientare, stare in equilibrio posturalmente, capire chi o cosa sta per arrivare e da quale direzione nel momento in cui la percezione visiva non ce lo permette creando continuamente plasticità a livello cerebrale attraverso lo stimolo auditivo.


Cosa è il suono


Molto semplicemente il suono è prodotto da una vibrazione e fatto importante è che questa è il risultato del grado di elasticità de corpo vibrante e della frequenza intercettata dalla stessa. (Come funzionano scientificamente le campane tibetane)

Ultimamente si è scoperto che come la luce si propaga attraverso i fotoni, quanti di energia privi di massa e quindi appartenenti al regno subatomico, il suono si propaga attraverso ai fononi (fisica quantistica, fonte Wikipedia)


Oltre a questa realtà la scienza sta cercando di oltrepassare i veli della conoscenza per arrivare al mistero affascinante della realtà unica scoprendo sempre nuove interazioni affascinanti.


Qual è il primo suono con cui entriamo in ascolto?


Per logica la risposta è per lo meno sconosciuta ma possiamo affermare che nel momento della gestazione l’embrione il feto in seguito riceve stimoli sonori da parte della madre, basti pensare al ritmo cardiaco che in qualche modo detta la musicalità fisiologica di come l’armonia del corpo debba essere interpretata ogni momento. Nel sacco amniotico luce e suono si trasmettono dall’esterno concorrendo alla formazione dell’organismo creando connessioni favorendo lo sviluppo cerebrale.


Di tutto ciò rimane memoria in tutto l’organismo e questa memoria va ad alimentare la capacità di risonanza e la possibilità di relazionarci con ciò che i fononi trasportano e impattano a vari livelli su noi stessi.


Dal momento in cui attraverso il parto veniamo dall’acqua all’aria attraversiamo un cambio di pressione che da inizio alla modifica la funzionalità dell’apparato uditivo che si perfezionerà per adattarsi alla nuova realtà.


Ragionando come avrebbero fatto i Greci attraverso la teoria degli elementi, e prima di loro altri, l’essere vivente si forma nel Fuoco (momento in cui avviene l’incontro tra ovulo e spermatozoo e quindi fusione) e nell’Acqua e viene alla luce nell’Aria per camminare sulla Terra ed ecco i quattro elementi nati da quello che viene considerato il quinto ma che in realtà era considerato il primo, l’Etere che in molte filosofie viene associato alla parola “luminifico” che sta ad indicare una realtà aldilà del nostro potenziale percettivo legato ai cinque sensi classici.


Tutto questo ragionare può essere verificato attraverso studi fatti a livello scientifico dai quali si evince che dello spettro luminoso noi non percepiamo gli infrarossi e gli ultravioletti e di contro infrasuoni e ultrasuoni. Il cervello attraverso la complessa rete neuronale seleziona una piccola percentuale di informazioni e poi decide di trasmetterne alcune a livello conscio mandando le altre da qualche parte…forse a livello inconscio.

La domanda interessante è il fatto che certe manifestazioni non possano essere percepite basta per affermare che non esistano?


Possiamo affermare, per paradosso, che cominciamo ad intravedere di avere consapevolezza di conoscere ciò che della realtà è il 3%, sappiamo di non conoscere un altro 10% e probabilmente ignoriamo che non conosciamo l’87% della realtà ultima?


Il corpo è uno strumento vibrante composto anche dal suono che essendo vibrazione ha la capacità di sintonizzarsi con le frequenze in cui siamo immersi e da questo principio attraverso il respiro si manifesta la voce e nel battito del cuore il ritmo con cui danziamo.

Respiro e ritmo cardiaco sono funzioni vegetative, legate al programma di vita che non possono essere controllate fino in fondo da ciò che noi definiamo volontà e che quindi rispondono a meccanismi più grandi ma con cui possiamo comunicare attraverso un utilizzo rispettoso, sensato, consapevole del suono e qui in particolare delle Campane Tibetane.


Leggi la seconda parte [QUI]


Contatti Marco Buratti per massaggi e corsi: +39 339 122 0456


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