La relazione tra Tibet e Cina oggi
Relazione tra Tibet e Cina - oggi.
Abbiamo deciso di affrontare questo argomento perché da tempo sostengo apertamente la causa tibetana.
Prima della conquista cinese, il Tibet poteva considerarsi una nazione indipendente, i cui
abitanti avevano uno stile di vita molto semplice, che andava dalla preghiera
all’allevamento, dalla meditazione alle feste tradizionali.
Dall’invasione cinese, avvenuta nel 1959, i tibetani dovettero adattarsi al regime comunista cinese, che condanna ogni forma d’opinione diversa dalla sua: simboli tradizionali tibetani, monasteri, luoghi di culto o forme d’arte vennero distrutti e considerati illegali.
Migliaia di persone scapparono in Nepal o in India attraversando la catena dell’Himalaya nei periodi più freddi, che sono meno sorvegliati dalle guardie, per costruirsi in esilio una vita degna e libera.
Queste persone, sfuggite ad un destino crudele, arrivarono in India o in Nepal con tanta desolazione e poca speranza nel futuro, che assieme provocavano un tasso di mortalità molto alto e gravi traumi: questi rifugiati avevano abbandonato tutto in Tibet, molti avevano visto morire i propri genitori e altri erano stati addirittura costretti ad
ucciderli durante le sedute di Thamzing. Cos’è questa pratica? Sono delle sedute di lotta usate dal governo cinese, un esercizio di violenza fisica che va ben oltre il fisico, mirando alla persona di ognuno; i condannati, sono costretti ad autoaccusarsi di crimini non commessi e ad autodegradarsi. Spesso sono i bambini ad essere presi in causa per questa tortura:
vengono obbligati ad accusare i genitori di aver compiuto tale crimine, per poi colpirli con sassi fino a quando perdono conoscenza. Molti genitori sono stati costretti a pagare i
proiettili usati per ucciderli e a ringraziare i cinesi per aver eliminato “elementi
antisociali”.
Per le donne, la sorte come al solito, non è migliore: sono soggette a torture, a
sterilizzazioni forzate e ad aborti. Alcuni testimoni raccontano che i cinesi per alcuni anni
hanno raggruppato le donne in una tenda montata allo scopo di sterilizzarle, come
animali.
Queste ragazze dovevano attendere il loro turno, ascoltando le grida delle compagne
prima di loro, la percentuale di donne morte per infezione è molto alta, poiché non ci sono anestesie.
Il governo cinese vuole sempre meno tibetani, di conseguenza preferisce che le donne
tibetane siano sposate con un cinese, o che siano sterili.
Le donne che rimangono incinte di un tibetano, spesso sono obbligate ad abortire, anche se sono in attesa da cinque o sei mesi. Molte donne si rifiutano di partorire negli ospedali,
perché in molti casi il bimbo viene sottratto alle neo-madri e considerato “morto durante il parto”.
Il Tibet, un tempo territorio indipendente e pacifico, ora ospita una gran parte della
missilistica nucleare cinese; testimoni raccontano che ci siano complessivamente 350 testate nucleari all'interno dell'altopiano tibetano.
Il paesaggio naturale offriva moltissime miniere, che non erano utilizzate per scopi bellici,
a differenza di oggi. Il governo comunista cinese ha creato numerose miniere di uranio,
dove la manodopera è esclusivamente tibetana, poiché i lavoratori ci vivono accanto.
Vivere accanto a miniere, luoghi di internamento delle scorie o radioattivi, è malsano e
porta alla nascita di bambini deformi, di tumori, per non parlare dell’impatto che queste
radiazioni hanno avuto sull’ambiente: i campi ora non sono più utilizzabili, poiché per
colpa delle radiazioni e dell’inquinamento, non cresce più alcuna pianta.
Le acque dei fiumi, che prima provenivano da fonti molto alte, come quelle che si trovano
sull'Himalaya, ora non sono più potabili.
Gli animali selvatici sono stati sterminati, le foreste abbattute, la deforestazione delle terre procede senza sosta dal 1963.
Il Buddhismo tibetano, ovviamente non ha spazio: il governo comunista ne proibisce lo
studio e l’insegnamento. I monaci che risiedono a Lhasa (città capitale), devono attenersi a regole molto rigide poiché la libertà religiosa è stata inaugurata unicamente per fini di
propaganda e per il turismo, infatti la gente può ancora visitare il Tibet, ma con molte
restrizioni.
I veri monaci, quelli che lottano per i propri diritti, vengono espulsi, maltrattati, uccisi o
imprigionati. Più di 6000 monasteri, edifici storici e culturali sono stati rasi al suolo, le
opere d'arte, le poesie, la letteratura tibetana è stata distrutta o venduta dai cinesi. Le
statue d'oro con cui si rappresentava Buddha, sono state fuse, trasformate il lingotti e
portati a Pechino.
Più di 150 monaci si diedero fuoco per l'indipendenza, per una protesta di cui nessuno parla:
chiedono l'autonomia, la vera libertà di culto, il ritorno del Dalai Lama nella sua terra.
A Dharamsala, paese dove Sua Santità risiede, è possibile vedere una parete che riveste il tempio,
con le fotografie o i nomi di tutti i monaci che si sono dati fuoco in segno di protesta.
Sua santità, divenne cardine del popolo tibetano
dalla sua proclamazione nella 1949, quando aveva
solamente 15 anni. Tenzin Gyatso, conosciuto anche
come il 14º Dalai Lama, tuttora si occupa della
causa tibetana, cercando di farla conoscere a più
persone possibile, incurante di ciò che il governo
cinese potrebbe pensare.
La Cina ha chiaramente dichiarato la sua riluttanza nel cambiare le leggi stabilite in Tibet, i negoziati più recenti, svolti tra il 2002 il 2008, non hanno portato nulla di sostanziale e si
sono poi rivelati con il tempo, uno stratagemma per ottenere il consenso internazionale
prima delle olimpiadi di Pechino del 2008.
Todd Stein, un ex funzionario del Dipartimento di Stato con un mandato per il Tibet, è
stato schietto: "Chiunque segua la causa tibetana, anche solo lontanamente, è
uniformemente sprezzante nei confronti dei cinesi che hanno interesse ad accettare
qualsiasi cosa. La strategia della Cina è quella di aspettare con ansia la morte del Dalai
Lama, nel frattempo alimentando la disunione tibetana facendo sembrare la situazione
senza speranza.”
I cinesi, che non hanno mai visto di buon occhio il Dalai Lama, definendolo un lupo
travestito da monaco, hanno già nominato un 15º Dalai Lama.
Un anno fa, quando la notizia giunse alle orecchie dei più grandi leader tibetani, questi si
riunirono a Dharamsala. Questa assemblea ha riferito che il governo cinese, ha stipulato
nel 2005 una norma per la quale, solo ed esclusivamente il PCC ha il diritto di designare
quali lama buddhisti siano autorizzati a reincarnarsi, controllando il processo e
certificando la loro autenticità.
È già successo che i cinesi abbiano cercato di controllare il Buddhismo Tibetano, come
l’episodio che coinvolse un bambino di appena cinque anni: Gendhun Nyima, nato il 25
aprile 1989 in Tibet, era stato riconosciuto da Sua Santità come l’11º Panchen Lama, il 14
maggio 1995. Il 17 maggio 1995, il bambino e i suoi genitori, scomparirono e poco dopo, il
governo cinese ammise che stava trattenendo il futuro erede e la sua famiglia da qualche parte.
Ad oggi, nessuno sa delle condizioni del piccolo e della sua famiglia. In Occidente, il fatto
che una partito con ideali atei si preoccupi della reincarnazione di un monaco tibetano, è
stato subito ridicolizzato, ma lo scopo politico è molto serio, poiché i tibetani ritengono che Sua Santità non sia solamente un capo spirituale, ma che sia anche il capo politico e il maggiore riferimento morale per ognuno di loro. Ogni tibetano, vede nel Dalai Lama la
speranza della libertà, di conseguenza finché ci sarà Sua Santità, il popolo potrà ancora
sperare.
In oriente invece si sta già cercando di convincere l’India, dove risiede Sua Santità, ad
accettare il XV Dalai Lama che non sarà scelto dal governo tibetano, bensì da quello
nemico. Nella politica indiana, il sostegno agli esuli tibetani è una questione non di parte:
I politici indiani hanno una diffidenza nei confronti della Cina; vedono il Dalai Lama come
una risorsa strategica e hanno un'affinità per il Buddhismo, che vedono come un
sottoinsieme dell'induismo.
Il partito comunista ha già avvertito il governo di Delhi, che se il governo indiano si
rifiutasse di riconoscere il successore legale stabilito dalla Cina, ci sarebbe una grave
divergenza politica che potrebbe influenzare le relazioni tra Cina e India, che non sono mai state particolarmente amichevoli, vista la guerra sino-indiana, avvenuta nell’ottobre 1962.
La Cina, di canto suo, è impegnata in dispute con l'India per l'accordo di confine
nell'Arunachal Pradesh, che la Cina ora chiama "Tibet del Sud"e la sua presenza militare in quel Paese è minacciosa.
Ad oggi, solo gli USA sono determinati a resistere alla selezione cinese di un falso Dalai
Lama. In settembre, negli Stati Uniti d’America, James McGovern e Marco Rubio,
rispettivamente presidente e co-presidente della Congressional-Executive Commission on China, hanno presentato al governo tibetano in esilio, il Tibet Policy and Support Act of 2019, un disegno di legge che rafforza il Tibet Policy Act del 2002.
La dichiarazione afferma che l’interferenza del Partito comunista cinese nelle decisioni
relative alla reincarnazione del Dalai Lama, corrisponderebbe ad una violazione delle
libertà religiose fondamentali del popolo tibetano, di conseguenza il documento sollecita
sanzioni contro qualsiasi funzionario del governo cinese che dovesse rendersi complice
dell’individuazione del futuro Dalai Lama, assicurando che nessuna istituzione pubblica
statunitense riconoscerà mai una reincarnazione di Sua Santità decisa dal governo cinese.
La situazione si è aggravata quando il Dalai Lama è stato ricoverato per alcuni giorni; in
quel periodo, molta gente si chiedeva come sarebbe stato il futuro del Tibet e si capì che è tutto nelle mani di questo 14esimo Dalai Lama.
La questione tibetana, vista da una diversa angolazione può assumere un aspetto diverso, poiché come per Hong Kong o Xinjiang, la stessa instabilità che ha abitato questo paese per oltre 50 anni, sta mettendo a dura prova la capacità di Pechino di far rispettare il suo mandato, anche perché all'alba della nostra era, la competizione per il potere della realtà
cinese non è né corrente né stabile come Pechino vorrebbe far credere al mondo esterno.
C. Merigo, Lingue per le relazioni internazionali, 2019/2020.
Fonti Scritte:
• “Tibet, la mia vita - la storia recente del Tibet e le sue antiche tradizioni nel racconto della sorella del Dalai Lama” - Jetsun Pema
• “Il mio Tibet libero, un appello di umanità e tolleranza” - Dalai Lama
• “Tibet, il tetto del mondo tra passato e presente” - Maria Antonia Sironi Diemberger
Fonti dal Web:
• “Perché il Tibet è di nuovo al centro dello scontro tra Cina e Stati Uniti”
https://it.insideover.com/politica/tibet-cina-stati-uniti.html
• “Dalai Lama: “Abbiamo il potere della verità, la Cina ha il potere della pistola”
https://www.newnotizie.it/2019/12/25/dalai-lama-abbiamo-il-potere-della-verita-lacina-
ha-il-potere-della-pistola/
• “Smascherati i piani del PCC per insediare un falso Dalai Lama”
https://it.bitterwinter.org/smascherati-i-piani-del-pcc-per-insediare-un-falso-dalai-lama/
• “Vivere in Tibet sotto il controllo della Cina”
https://www.corriere.it/reportages/esteri/2014/tibet/?refresh_ce-cp
• “Tibet’s Resistance”
https://freetibet.org/about/resistance
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